PNRR – SERVONO I PRIVATI

31 Gennaio 2022

Il professor Luciano Monti, docente di Politiche dell’unione europea alla Luiss Guido Carli e del laboratorio sulle Politiche di Coesione (Realizzazione Piattaforma Campione «aiuti alle imprese PNRR M1C2») del progetto Distico, ha scritto un articolo su Il Corriere della Sera in cui chiama a rapporto i privati, sostenendo che per ottenere una ripresa duratura bisogna mettere a fattor comune le risorse disponibili nel Paese e coinvolgere i capitali di imprese e famiglie.

L’Italia, negli scorsi anni, ha registrato un limitato impatto dei fondi europei sullo sviluppo del Paese, perlomeno in confronto ad altri Stati membri dell’Unione europea. L’esperienza delle precedenti programmazioni dei contributi europei, in particolare di quella 2007-2013 e di quella appena conclusa (2014-2020), permette di individuare alcune possibili cause di una simile situazione. 

Il professor Monti ci spiega come l’ entusiasmo per l’attuazione del PNRR e la sua progressiva “messa a terra” nell’economia reale trova conferma nei segnali evidenti della ripresa del nostro paese e nell’impegno profuso dal Governo Draghi che ha raggiunto gli oltre 50 obiettivi, tra milestones e target previsti per il 2021, focalizzando l’attenzione però su due elementi necessari a contestualizzare la portata dei 191 miliardi di euro del PNRR messi a disposizione (per la maggior parte a prestito) dall’Unione europea e degli oltre 30 miliardi del Fondo complementare sostenuto con risorse nazionali.

Il primo elemento è che tali risorse non costituiscono l’intero pacchetto finanziario sul quale il nostro paese può contare per fare sì che la ripresa annunciata per quest’anno non sia un semplice e ulteriore “rimbalzo” dopo la discesa del 2020.

Il secondo elemento è che nonostante una considerevole parte delle risorse del PNRR sia concentrata sull’accompagnamento alla duplice transizione, digitale ed ecologica, sarebbe pericoloso illudersi che esse rappresentino il solo fattore determinante per affrontare le sfide che attendono il nostro paese nella competizione mondiale.

Sul versante ecologico Il “caro bollette” è stato solo un campanello di allarme dei costi che imprese e famiglie dovranno sostenere nei prossimi anni se si vorranno raggiungere i risultati indicati nel PNRR e delineati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Un esempio per tutti è quello dell’approvvigionamento di minerali necessari per una produzione “green”.

Sul versante digitale, numerosi studi mettono in guardia sull’impatto che le nuove tecnologie avranno sulla forza lavoro, con quasi la metà delle professioni e dei mestieri a rischio sostituzione, con un ulteriore quasi 20% da riqualificare o aggiornare.

In conclusione, se veramente vogliamo fare sì che le risorse del PNRR siano il volano di una ripresa duratura, dobbiamo trovare il modo di metter a fattore comune non solo tutte le risorse disponibili ma anche i capitali privati in capo alle imprese e ai risparmiatori, che non dimentichiamo, mantengono liquidi sui conti correnti una somma superiore al PIL del Paese (fonte ABI).

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