Partiamo da un’interessante intervista rilasciata al Sole 24 Ore da Maurizio Stirpe, Vicepresidente di Confindustria con delega al Lavoro e alle Relazioni industriali, grazie alla quale ricalchiamo l’importanza dei temi affrontati dal Progetto Distico nelle Politiche attive del lavoro, che va a rafforzare la funzione di programmazione e sviluppo delle Politiche Attive del Lavoro, per sostenere la competitività dei territori e delle imprese.
Negli ultimi anni il mondo del lavoro ha attraversato una profonda trasformazione ed è evidente come sia necessario un grande sforzo per cogliere le opportunità che sono dietro le evoluzioni del mercato del lavoro.
I rinnovi dei contratti sono al centro del dibattito, la contrattazione sta prendendo in considerazione degli aspetti che prima si consideravano obsoleti, e a seguito di un necessario rinnovamento, il Vicepresidente Stirpe consiglia di dimenticare un sistema di relazioni industriali basato sul conflitto per accedere a un sistema basato sulla condivisione, giacché imprenditore e lavoratore sono facce diverse di una stessa medaglia.
Il minimo comune denominatore di Industria 4.0, della transizione digitale ed ecologica è quello di spostare il focus da un rapporto di lavoro di tipo quantitativo a un rapporto di lavoro di tipo qualitativo: non sarà più importante la quantità quanto la qualità delle ore che si lavorano. E la parte più importante sarà il risultato che si ottiene.
Per raggiungere tale scopo di innovazione risulta necessario dare risalto alla strategia della formazione continua. Conseguentemente anche temi come il diritto alla formazione nei contratti assumono una significativa importanza.
Più che parlare di un diritto alla formazione si dovrebbe parlare di dovere di chi si deve formare, senza evocare una contrapposizione poiché si tratta di un elemento essenziale e costitutivo che i contratti non possono più non prevedere, dato che la formazione è necessaria per raggiungere i livelli di professionalità previsti da Industria 4.0. È un tema che nei contratti va trattato di default, anche perché Industria 4.0 e la digitalizzazione della manifattura, se non sono associate a un determinato livello di formazione e alla capacità di mettersi in gioco, diventano parole vuote.
Tutti i processi in atto determinati da industria 4.0, dalla digitalizzazione alla transizione green, portano sempre più a una logica di partecipazione all’interno delle aziende, secondo cui si condividono gli obiettivi e gli strumenti per raggiungerli. Ma ciò può avvenire solamente se esiste armonia.
Concludiamo accogliendo il consiglio dato dal Vice Presidente Stirpe, il quale sottolinea che per avere un mercato del lavoro più moderno e competitivo bisogna completare gli avvisi comuni contenuti nel Patto per la fabbrica che riguardano il welfare, il mercato del lavoro, le politiche attive, la sicurezza nei luoghi di lavoro e la partecipazione.
Quando saremo stati capaci di completare questa architettura avremo strumenti che saranno perfettamente idonei a gestire le trasformazioni in atto del mercato del lavoro.