Kick-off meeting Progetto Distico

Webinar |
29 Luglio 2020

Si è tenuto online il 29 luglio 2020 il primo appuntamento formativo del Progetto DISTICO, che ha coinvolto i Vice Presidenti di Confindustria Vito Grassi, Maurizio Stirpe e Giovanni Brugnoli tra i relatori, intervenuti per delineare possibili scenari del Dialogo Sociale nel periodo post-Covid.

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A ciascuno dei Vice Presidenti sono state poste alcune domande al fine di delineare le priorità di
Confindustria per sostenere il sistema imprenditoriale italiano in questo difficile passaggio storico.

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Intervento di Vito Grassi

Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale al Kick-off meeting del Progetto DISTICO

Vito Grassi

Vito Grassi ha illustrato le policy di Confindustria per il futuro della Politica di Coesione e del Dialogo Sociale. Ha definito la Politica di coesione come elemento imprescindibile per la rinascita e il rilancio del Paese. “Il nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei, sul quale possiamo e dobbiamo incidere significativamente, potrebbe rilanciare gli investimenti. Dopo anni di calo sistematico, oggi potremmo essere a un punto di svolta. Bisogna capire che siamo dinanzi a un’occasione unica per drenare risorse per gli investimenti di cui il Paese, i cittadini e le imprese hanno bisogno. Guidare un Progetto come DISTICO, costituisce una grande opportunità per Confindustria di giocare un ruolo da protagonista nella programmazione del ciclo 2021-2027”.

Quale peso ha la Politica di Coesione sulla Politica Europea nel suo complesso?

La politica dell’UE è basata sulla coesione, e così il futuro dell’unità europea è basato sulle Politiche di Coesione. In Italia il peso della Politica di Coesione assume evidenza nella divergenza economica tra Nord e Sud.

Il recente Rapporto sulle PMI di Confindustria – Cerved restituisce una fotografia impietosa del divario tra queste due aree del Paese. Ma gradualmente, si diffonde la consapevolezza che qualunque politica che allarghi questa forbice crea un danno per tutti. Sono penalizzati i territori più “virtuosi”, perché sono frenati dai territori meno performanti a partecipare alle politiche di sviluppo costretti a diventare un peso per il resto del Paese.

Con quali strumenti Confindustria può incidere nella definizione dei nuovi obiettivi per la Politica di coesione?

Un progetto formativo come Distico, che coinvolge 23 Associazioni in 11 Regioni e propone una gamma differenziata di azioni a supporto del Dialogo Sociale, è già un esempio di coesione territoriale. Lavorare alla formazione interna è già un modo di rafforzare il concetto che la formazione è diventata un fattore produttivo a tutti gli effetti, non solo per l’industria ma anche per le Associazioni e per i sistemi di rappresentanza.

La politica di coesione si fa anche attraverso progetti come Distico, che diventa uno strumento di approccio ai problemi. Quindi, oggi abbiamo un’occasione irripetibile, abbiamo gli strumenti per disegnare un’effettiva politica di rilancio.

Ognuno deve svolgere il proprio ruolo. Le azioni delle Associazioni di rappresentanza, che mettono insieme tanti interessi, talvolta anche contrapposti, che hanno l’obiettivo di armonizzare gli interessi del mondo produttivo, sono iniziative che raccoglieranno sicuramente un frutto positivo.

Oggi stiamo cavalcando un passaggio che rinforza la nostra capacità di proposta, sia nell’ambito di un partenariato socioeconomico che nell’ambito della Politica di coesione tra territori e tra associazioni del territorio e tra componenti delle diverse aree di Confindustria. È obiettivo di tutti dare una risposta per cui ci si mette a lavorare insieme: parti produttive parti sociali, istituzioni. Abbiamo una possibilità da giocare e dobbiamo farlo bene, con grande responsabilità e impegno.

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Intervento di Maurizio Stirpe

Vice Presidente di Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali al Kick-off meeting del Progetto DISTICO

Maurizio Stirpe

Maurizio Stirpe ha focalizzato tre fattori decisivi per il Dialogo Sociale che Confindustria porterà avanti: crescita della produttività delle imprese, taglio del cuneo fiscale e del costo del lavoro, rilancio della contrattazione di secondo livello. Ha inoltre ribadito che, anche alla luce dell’attuale scenario post Covid, lo sviluppo di Politiche Attive del Lavoro consentirà di sostenere la ripresa del sistema socio-economico.

Nello scenario post Covid, che ruolo hanno l’innovazione, la digitalizzazione e la sostenibilità?

Quali sono le tre priorità per il prossimo biennio?

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Molti i riferimenti al cambio di paradigma che l’attuale situazione Economica e Sociale sta accelerando rispetto ai temi del Dialogo Sociale, e all’impegno di Confindustria per la crescita del Capitale Umano. L’intervento di Brugnoli ha delineato le priorità su cui Confindustria è impegnata, rispetto al tema Education.

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Intervento di Giovanni Brugnoli

Vice Presidente di Confindustria per il Capitale Umano al Kick-off meeting del Progetto DISTICO

Giovanni Brugnoli

Giovanni Brugnoli ha illustrato il ruolo e le attività su cui Confindustria dovrà focalizzarsi affinché si realizzi pienamente un sistema di formazione in grado di ridurre il mismatching tra i profili in uscita e i profili occupazionali richiesti dal mercato del lavoro. L’obiettivo che guida l’azione di Confindustria è aumentare l’occupabilità dei giovani e la competitività delle imprese e dei territori. Nel suo intervento ha sottolineato l’importanza di quattro elementi: ITS e formazione terziaria, una vision internazionale della formazione universitaria, Dottorati Industriali, ricerca e PMI, il ruolo centrale dell’orientamento.

Su quali leve di sviluppo del capitale può agire Confindustria, a livello nazionale e territoriale?

Come Confindustria può avvicinare i giovani al sistema produttivo italiano?

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Le priorità emerse dagli interventi dei Vice Presidenti costituiscono i driver utili allo sviluppo delle esperienze formative e laboratoriali di progettazione territoriale di DISTICO.

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Intervento di Massimo Sabatini

Direttore generale dell’Agenzia per la Coesione al Kick-off meeting del Progetto DISTICO

Massimo Sabatini

Infine, Massimo Sabatini ha rilanciato il Dialogo Sociale come contesto in cui sono recepite le spinte dal basso per programmare e monitorare le Politiche di Coesione, principale pilastro del Bilancio europeo e il principale strumento di prossimità dell’UE ai cittadini, ai lavoratori e alle imprese. Questi principi guideranno anche la fase di rilancio del Paese, che è una fase chiave delle politiche di sviluppo perché c’è una convergenza di risorse fondamentali per le politiche di sostegno all’economia e al lavoro. Il DG dell’Agenzia della Coesione ha evidenziato che in questo momento il problema non sono le risorse (React Eu, Next Generation EU, Recovery Plan ecc.) ma la capacità di utilizzo delle risorse stesse: “Credo che anche attraverso Progetti come DISTICO si potrà riuscire a dimostrare che fare il partenariato, praticarlo davvero, conviene e che in questa fase più che mai è necessario.”

Quali sono le sfide che l’Agenzia per la coesione sarà chiamata ad affrontare nei prossimi tre anni?

Stiamo attraversando una fase chiave delle politiche di sviluppo del Paese, perché c’è una convergenza di 4 processi fondamentali per le politiche di sostegno all’economia e al lavoro:

  • La chiusura della programmazione 2014-2020, che ha ancora molte risorse da utilizzare. Ci sono quasi 37 mld di € da riprogrammare nei prossimi 3 anni e mezzo.
  • La gestione del pacchetto Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe (REACT-EU) per un totale di 47,5 mld di €, che prosegue l’azione di risposta della UE all’emergenza economica e sociale generata dalla pandemia COVID-19.
  • La complessiva gestione della programmazione 2021/2027 nel framework di Next Generation EU, di cui fa parte il pacchetto REACT – EU insieme alle azioni di Recovery Plan
  • e ancora, gli interventi di riordino della Politica di Coesione a livello nazionale, che è un corollario della Politica di Coesione Europea.

Questa ricognizione sommaria indica che in questo momento il problema non sono le risorse, almeno dal punto di vista programmatico e dei flussi di cassa veri e propri, ma consiste nella capacità di utilizzo delle risorse pubbliche. Questa è la sfida che l’Agenzia per la Coesione è chiamata ad affrontare. In che modo? Affiancando le PA sia centrali, sia regionali e locali nell’utilizzo efficace delle risorse pubbliche ed in particolare di quelle europee.

Durante l’emergenza, il nostro obiettivo è stato quello di aiutare le amministrazioni a riorientare una parte delle risorse per far fronte alle esigenze emergenziali e a trovare il modo di collocare correttamente dentro le regole di coesione questo tipo di interventi. Questo è quello che siamo chiamati a fare per il futuro. In questi giorni stiamo predisponendo il nuovo Piano triennale, ovvero lo strumento che regola l’azione dell’Agenzia e che permette di regolare i rapporti con l’attore politico. Stiamo cercando di rafforzare due funzioni: la vigilanza attiva sui programmi e la vicinanza attiva sui territori nell’attuazione. Non sostituendoci alle amministrazioni ma aiutandole a fare.

Quali sono gli elementi chiave del ruolo del partenariato nelle politiche di coesione?

In questa fase è fondamentale una sinergia tra il protagonismo degli attori economici e la capacità delle amministrazioni pubbliche, chiamate a fare uno sforzo importante per il rilancio.

Serve un dialogo attivo tra i soggetti pubblici e quelli privati. Ci sono due livelli su cui lavorare:

  • Identificazione delle priorità di intervento
  • Disegno degli strumenti, la capacità di rimuovere gli ostacoli e di favorire l’operatività

Sono due aspetti chiave del ruolo del partenariato nelle politiche di coesione e, più in generale, nelle politiche pubbliche. Su questi aspetti insiste molto il Codice europeo di condotta dei partenariati. Un ruolo partenariale di coinvolgimento dei soggetti, che è legato sia ad un coinvolgimento politico di identificazione delle priorità sia ad un contributo tecnico per migliorare la gestione.

Tutte le parti economiche e sociali che compongono il partenariato sono depositarie – ciascuna con il suo livello di approfondimento – di informazioni che la pubblica amministrazione non ha e che sono fondamentali per le PA per fare meglio il proprio lavoro. Nell’evoluzione del principio di partenariato, dai documenti della Commissione Europea ma anche dai provvedimenti che quest’ultima mette in campo, si avverte il tentativo di mettersi dalla parte dei beneficiari quando si disegnano interventi di politiche pubbliche, di adottare non solo ma anche il punto di vista dei beneficiari. Questo era l’approccio tipico di un documento di programmazione che è importante richiamare, lo Small Business Act, che seguiva un principio chiave quando invitava le amministrazioni, i soggetti pubblici, i decisori, a pensare prima in piccolo. Cercava di agevolare la vita delle PMI, considerate il cuore dell’economia europea.

Questa idea di coinvolgere i beneficiari adottando il loro punto di vista credo che rappresenti l’elemento evolutivo del sistema partenariale a cui bisognerebbe tendere. Questo però presuppone anche una capacità parallela da parte dei beneficiari di saper interagire con un sistema di regole e con meccanismi di programmazione e di attuazione che permette di trasferire questi contenuti all’interno della politica per rendere più mirate ed efficaci le azioni pubbliche. Ci sono diverse questioni fondamentali che vanno messe in campo per facilitare questo tipo di risultato. In primo luogo, significa lavorare sulle competenze delle parti. Sia le istituzioni, sia chi rappresenta gli interessi, deve essere capace di interagire con questo sistema di regole. In secondo luogo, significa avere sempre più attenzione ai risultati perché va mostrato costantemente il valore aggiunto del metodo partenariale per il migliore funzionamento delle politiche.

Poi c’è un’esigenza di lavorare sul metodo, mettendo a punto insieme un metodo che consenta di estrarre le competenze da tutti i soggetti coinvolti e di integrarle all’interno del meccanismo di programmazione.